Il nostro sito ha affrontato in questi giorni il tema del momento difficile che attraversa il calcio italiano. Abbiamo analizzato come uno dei mali più gravi sia la mancanza di adeguata valorizzazione dei settori giovanili, i vivai in cui coltivare i campioni di domani. Ci sono tante realtà nel nostro calcio sconosciute ai più, abbiamo deciso di intraprendere un viaggio alla scoperta delle realtà di provincia che, lungo tutto la penisola, permettono ai settori giovanili di sopravvivere, alle scuole calcio di insegnare i fondamentali, senza la pedissequa ricerca del risultato ad ogni costo. Un esempio di gestione lungimirante e sana, all’insegna della crescita dei giovani, lo abbiamo trovato in Emilia Romagna. Questa volta vogliamo infatti parlare della Sampierana, squadra del campionato di Promozione che, grazie alla lungimiranza e competenza dei dirigenti, rappresenta uno dei tanti piccoli modelli da seguire per rilanciare il calcio ed evitare disastri come quelli con la Svezia.
Frutto di politiche sbagliate, mancanza di ricambi, discriminazione per anni dei vivai. Abbiamo intervistato il presidente Massimo Bragagni che ci ha accompagnato alla scoperta del pianeta Sampierana.
Il calcio italiano vive momenti difficili. Quanto sarebbe importante ripartire dalle piccole società che valorizzano il settore giovanile come la Sampierana?
“La Società sportiva dilettantistica Sampierana ha concentrato la sua attenzione da molti anni verso il settore giovanile, abbiamo messo in atto un progetto di valorizzazione del nostri giovani che ad oggi, in una piccola realtà come la nostra con un bacino di utenza molto ristretto ed il paese che conta 3000 persone, abbiamo circa 200 giovani . Questo progetto ci ha consentito negli ultimi anni di costruire una squadra che milita nel campionato di Promozione dopo essere stati per 8 anni nel campionato di eccellenza, di soli ragazzi provenienti dal nostro settore giovanile. Questa politica sarebbe un nuovo modo di ricostruire il calcio Italiano, prendendo esempio da Società come le nostra”.
Come si potrebbe invertire la rotta e far in modo che le Scuole Calcio tornino ad essere uno strumento di insegnamento del calcio e non solo un posto dove si insegna che è importante esclusivamente il risultato?
“Occorre coinvolgere ed investire nelle scuole calcio un maggior numero di professionistii che insegnino il gioco del calcio, le sue regole e la civile convivenza con gli altri , insegnare ain genitori il vero valore dello sport, quindi non affidare i ragazzi ad istruttori “arrivisti” che solo danno fanno. La nostra Società si avvale di veri professionisti con un coordinatore ed i risultati li vediamo fuori e dentro il campo da gioco, ed ogni anno due o tre dei nostri ragazzi ci vengono richiesti da Società professionistiche , come il Cesena , Società con la quale siamo convenzionati”.
Quanto è difficile essere il massimo dirigente di una società dilettantistica in questo mondo del calcio che insegue soltanto il denaro?
“E’ molto difficile, ma la passione per questo sport, la gioia di vedere crescere i nostri giovani , la gioia di vedere un campo sportivo pieno di bambini, danno un colore diverso alla giornata ed al gravoso impegno di essere Presidente di una Società. Certo , di denaro ce ne vuole tanto, ma se organizzi la Società nella maniera giusta facendo le cose in maniera corretta e facendo quello che che da sempre io predico, valorizzare il settore giovanile, allora c’è sempre chi ti da una mano e San Piero in Bagno è sempre stata vicino alla nostra Società”.
Ci hanno segnalato tra i suoi giovani talenti il bravo Lucio Mazzoli, classe 1999. Come giudica questo promettente atleta?
“Lucio Mazzoli è un ragazzo nato nel nostro settore giovanile, cresciuto all’interno di esso dove ha dimostrato, fin da subitole sue qualità, qualità che aumentano ogni anno con gli insegnamenti di persone valide e, in un certo senso professioniste. Questo è il risultato che unendo le qualità naturali del giocatore e il giusto insegnante, viene fuori un talento del calcio, e di Mazzoli ne abbiamo altri, alcuni che sono andati in società professionistiche, non da ultimo lo scorso Campionato un altro giovane del 99 acquistato dalla Primavera del Cesena, Pippi Simone. Altri talenti come Braccini Simone a suo tempo fu preso dalla Primavera della Juventus e via via tanti altri giovani. Insomma, in conclusione, se lavori bene con il settore giovanile, ti ritrovi con la prima squadra di ottimi giocatori con una spesa di certo inferiore che doverlo prendere da fuori. In Italia ci sono tante scuole calcio molto valide, queste non devono essere lasciate sole dal calcio Italiano”.