A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli
La morte cardiaca improvvisa può essere prevenuta oppure evitata? Aritmie maligne, insufficienza contrattile ventricolare (F.E. bassa), e insufficienza coronarica (spasmo compreso) rappresentano tutte condizioni che determinano collasso cardiocircolatorio.
Quali sono i fattori di rischio più frequenti? Anamnesi familiare positiva per morte cardiaca improvvisa; fumo di sigaretta (più 30 al giorno); frazione di eiezione ventricolare sinistra (F.E.) inferiore al 35 %; ectopie ventricolari complesse (ecg holter 24 h); pregresso scompenso cardiaco congestizio o più di un infarto subiti in passato; ipertrofia ventricolare sinistra; disfunzione del sistema nervoso autonomo (ridotta variabilità delle frequenza cardiaca; diminuita sensibilità dei barocettori)…
Un ulteriore fattore che viene, a mio avviso, sottovalutato è la “sincope nel soggetto con cardiopatia” oppure “ lo spasmo coronarico da stress”.
Quanto una sofferenza morale (lutto, panico, scoramento etc) può incidere nel provocare un improvviso spasmo delle coronarie con conseguente morte improvvisa?
E’ questa una domanda cui non è facile rispondere. Quante volte una morte improvvisa avviene dopo poco tempo da quella di un congiunto a cui si voleva bene da una vita? Purtroppo non vi sono studi scientifici in tal senso.
Non sappiamo nulla (o assai poco) sulle condizioni coronariche di chi soffre, talmente tanto, da … morire. Vi è una compromissione del tronco comune? Oppure della arteria discendente anteriore? Dalla coronaria destra? Una forma aneurismatica? Una coronaropatia ectasica? Nessuno studio, ad ampio raggio, è stato mai effettuato.
Eppure ci sono parecchi dati che hanno messo in relazione lo stress, in particolare quello emotivo, con la morte cardiaca improvvisa. Tutti conosciamo la “crash sindrom”, quella dovuta ad un terremoto o al crollo di una casa.
Morire “di crepacuore” per essere rimasti sotto le macerie, sepolti vivi in scantinati … Certo la reattività e la costituzionalità individuale giocano un peso rilevante. E non è facile stimarlo. In California, nelle ore successive ad un terremoto fu osservato un aumento di quattro volte dei casi di morte improvvisa in pazienti con malattia coronarica nota oppure non nota.
E’ stato calcolato che fino al 40% delle morti improvvise era dovuto allo stress emotivo calcolando la differenza fra l’incidenza media di mortalità cardiaca improvvisa e quella relativa allo specifico periodo considerato. Non sappiamo quanto lo stress influisca in pazienti con anomalie cardiache di tipo organico: malattie coronariche, miocardiopatie, valvulopatie, anomalie del sistema di conduzione.
In condizioni di “stress acuto” è rilevante, il ruolo che gioca il sistema nervoso autonomo simpatico (adrenalina, noradrenalina) nella genesi delle aritmie. Un’ipersensibilità alla stimolazione del sistema nervoso simpatico favorisce dei disturbi del ritmo potenzialmente mortali. Viceversa un’attivazione vagale (sistema nervoso autonomo parasimpatico), in presenza di eccesso di catecolamine in circolo, sembra avere invece un effetto protettivo.
La frequenza cardiaca, che in condizioni normali dipende dal nodo del seno, è importante che vari con lo sforzo fisico, o le emozioni intense, ma entro certi limiti fisiologici. Per tale motivo è importante eseguire ecg sia a riposo, che dopo sforzo o in condizioni di forte emotività psico – fisica (es. attacco di panico). Non tutti gli esseri umani sono eguali (ecco perché molti lavori scientifici, a mio avviso, sono fallaci) e reagiscono alla stessa maniera.
In “perdere l’amore” cantata da Massimo Ranieri si può rischiare di impazzire. Ciò che avviene nel dolore intenso, decritto da Ludovico Ariosto, nell’Orlando furioso, quando, per amore, impazzisce, perde il senno … che se ne va sulla luna.
Prima di tutto ciò l’eroe, tradito dall’amore di Angelica per il “saraceno” Medoro, ha un vero e proprio attacco cardiaco quando legge sugli alberi “i cuoricini” con al centro le due iniziali (A.M.) dei due innamorati.
Tre volte e quattro e sei lesse lo scritto/ quello infelice, e pur cercando invano/che non vi fosse quel che v’era scritto:/ e sempre lo vedia più chiaro e piano:/ ed ogni volta in mezzo al petto afflitto/ stringersi il cor sentia con fredda mano./ Rimase al fin con gli occhi e con la mente/ fissi al sasso, al sasso indifferente”/.
Di certo le coronarie di Orlando erano sane. Un’ ischemia più prolungata gli avrebbe provocato un infarto cardiaco.