Vaccini, il dibattito prosegue

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Riceviamo e pubblichiamo.

Dibattere sui vaccini e su una presunta immunità di gregge è cosa non facile, poiché  obbliga a confrontarci con una tematica estremamente delicata. Per comprenderlo, bisognerebbe provare a chiedere a una mamma o a un papà quanto sia importante la vita dei loro bambini…

La prima domanda che mi viene da pormi è: esistono delle condizioni di necessità e di urgenza tali da motivare un decreto impositivo e autoritario come quello che è stato prodotto?

La risposta è fortemente negativa, per ammissione stessa di diversi studi condotti dalle ASL, il cui più celebre è quello della ASL di Verona (cfr. verdi.it/decreto-vaccini-una-forzatura-non-motivata/). Dunque, non esiste nessuna emergenza né anomalia italiana.  Allora perché  mentre in Germania, Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Islanda, Lituania, Norvegia, Olanda, Spagna, Regno Unito, Svezia etc. non esiste nessun vaccino obbligatorio (si avete letto bene… neanche uno) in Italia si registra un record?

I motivi sembrano, dunque, essere due. Il primo, come ampiamente evidenziato in numerosi articoli, è  legato al previsto guadagno economico di Big Pharma. Vi è,poi, un secondo motivo che ha, probabilmente,  un respiro più ampio e  riguarda la nomina dell’Italia per i prossimi cinque anni a capofila per le strategie e campagne vaccinali nel mondo della Global Health Security Agenda  (l’iniziativa lanciata dagli Stati Uniti per aumentare l’efficacia della lotta globale contro le malattie trasmissibili). In sostanza, mi sembra che siamo stati scelti a livello mondiale per fare delle vere e proprie cavie.

In molti, inoltre, hanno osservato che i vaccini fanno male poiché contengono mercurio, silicio, bismuto,  vari composti di piombo etc.  e il rapporto AIFA sulle reazione avverse ai vaccini, reso noto dal CODACONS in questi giorni, è tutto fuorché rassicurante. Nel triennio 2014-2016, sono state oltre 21 mila le reazioni avverse ai vaccini (cfr. codacons.it/vaccini-codacons-oltre-21-mila-segnalazioni-reazioni-avverse-nel-periodo-2014-2016/). Seguendo la stessa logica dei promotori, un tale numero di reazioni avverse non richiederebbe quantomeno l’introduzione di analisi pre-vaccinali?

L’altro aspetto che vorrei sottolineare, poiché lo ritengo poco affrontato, riguarda il legame che  si ha con il settore dei medici. A me sembra che esiste una tendenza che ci spinge a delegare al medico la nostra salute. In tal modo neghiamo che  quest’ultima ha un forte legame con il nostro stato emotivo ed è modellata dall’ambiente che ci circonda. Come scritto dal famosissimo erborista Naburo Muramoto: “ognuno di noi è il migliore medico di se stesso”.

Al contrario, coloro che immagino il settore dei medici come la panacea per tutti i mali probabilmente conoscono poco il legame che storicamente ha accompagnato i diversi sistemi di dominio e la casta medica. In passato, spinti dal mito del produttivismo, numerosi paesi iniziarono a praticare la sterilizzazione (poiché ritenuta giusta dal senso comune). La Danimarca nel 1929, la Norvegia e la Svezia nel 1934, la Finlandia nel 1935, l’ Islanda nel 1938. Nella socialdemocrazia svedese del tempo quelle maggiormente colpite furono le donne, circa il 90% della popolazione sterilizzata. Probabilmente è inutile aggiungere (poiché molto conosciuto) quale fu il ruolo dei medici nel sistema della Germania nazista che Hannah Harendt  ha sintetizzato nell’espressione “banalità del male” . Parole spaventose quali vivisezione, eutanasia involontaria, xenotrapianti divennero improvvisamente tangibili. In merito a tali eventi, mi permetto di segnalare  che è possibile trovare un approfondimento nel mio saggio Il controllo sociale totale, (Boopen, Napoli 2017).

Un’ulteriore considerazione riguarda il rapporto esistente tra animalismo/antispecismo e vaccini. Se il rapporto tra animalismo e farmaci non è buono in quanto la normativa prevede che tutti i farmaci prima della messa in commercio devono essere testati su animali, quello con i vaccini è ancora peggiore. Per questi ultimi è previsto, infatti, che ogni lotto che viene messo in commercio debba essere nuovamente testato su animali. Guardare la realtà dal “punto di vista animale” significa,  dunque, essere necessariamente contro i vaccini.

Altro aspetto: la libertà delle persone. Siamo sicuri che sia giusto barattare un’ipotetica sicurezza con una sempre maggiore riduzione della libertà? Non obbligherei mai nessuno a non fare un vaccino ma perché qualcuno dovrebbe obbligare me a farlo?  In questi giorni ho sentito alcune persone dire che i vaccini dovrebbero essere imposti non solo a tutta la popolazione residente, ma anche a tutti gli immigrati e perfino a tutti i turisti. Riuscite ad immaginare in che mondo tali frasi ci proiettano? A me fanno paura…

 

Marco Piracci