Un viaggio nei sentimenti intrapreso da Mimmo Verdesca nella sua prima regia di una pellicola tutta al femminile, con Stefania Sandrelli, Barbora Bobulova e Marie Christine Barrault, è una produzione Rodeo Drive con Rai Cinema.
di Barbara Civinini
Secondo il filosofo svizzero Carl Gustav Jung, il viaggio più difficile di un essere umano è quello che lo conduce dentro se stesso alla scoperta di chi è veramente.
Mimmo Verdesca, pluripremiato regista di documentari, che testimoniano la sua passione per il cinema, approda alla regia di un film di finzione, “Per il tuo bene”, che affronta proprio questo argomento.
E’ il racconto del viaggio interiore di Giovanna (Barbora Bobulova) alla ricerca delle proprie origini. L’intera narrazione, infatti – spiega il regista – oltre che di luoghi e ambienti, che sono il riflesso di un temperamento, di una condizione, vive soprattutto di emozioni. Sono proprio questi stati d’animo che guidano i pensieri di tutti i personaggi, diventando il motore delle loro parole, delle loro azioni, rendendo eloquenti i loro sguardi e i loro silenzi. Ho curato uno stile visivo essenziale e rigoroso – afferma Verdesca – per non snaturare la verità di ogni singolo sentimento raccontato, per non disperderne la vitalità e permettere subito allo spettatore di riconoscersi e arrivare dritto al cuore di questa storia, che è, al tempo stesso, cruda e tenera, intima e universale, svelata in punta di piedi.
Giovanna, una donna forte e autonoma, guida fieramente l’azienda di famiglia e cresce da sola una figlia adolescente. La sua vita scorre solida, fino a quando non scopre di avere una malattia grave. Per la prima volta ha bisogno di qualcuno, della madre biologica che l’ha abbandonata. Contattata dall’avvocato, la donna però continua a rifiutarla. Giovanna allora parte alla sua ricerca, sicura di farle cambiare idea. L’anziana donna che si trova davanti, Anna – interpretata da Marie Christine Barrault, una grande attrice francese – è ostile e sfuggente, non si lascia avvicinare da nessuno. Mantenendo segreta la sua identità, Giovanna si fa avanti con pazienza e sensibilità. Inizia tra loro un rapporto fatto di poche parole, gesti ruvidi e affetto.
Insomma, in questo momento in cui c’è un’attenzione particolare verso la genitorialità e la procreazione, Verdesca – che si è fatto le ossa a teatro e al cinema come aiuto di registi del calibro di Marco Tullio Giordana e di Ferzan Özpetek – centra il suo film sul tema, affatto scontato, dell’identità come frutto del riconoscimento, limitandosi quasi a osservare le reazioni dei suoi personaggi alle domande di fondo: da dove vengo? A chi appartengo? E quindi chi sono?
Forse però la risposta che cerca affannosamente Giovanna è già nel suo cuore, perché il vero genitore non è chi ti ha messo al mondo per poi lasciarti ad altri – nella migliore delle ipotesi – ma è piuttosto chi ti ha sempre curato e educato con infinito amore. E del resto lo stesso articolo 3 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia intende proprio garantire l’interesse superiore del bambino.
Il film è stato realizzato con il sostegno della Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.