Le buone relazioni umane

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Raffaele Cavaliere

L’importanza del rispetto e della dignità della persona.

L’AVO (associazione volontari ospedalieri) di Ladispoli mi ha chiesto di tenere una lezione nell’ambito del corso di formazione dei nuovi volontari ospedalieri e il 30 u.m. presso la loro sede nella “Città Solidale di Ladispoli” ho tenuto la lezione su: “Le buone relazioni umane: l’importanza del rispetto e della dignità della persona.”.

Per poter istaurare una relazione serena con persone in difficoltà, come possono essere gli anziani ricoverati in ospedale, negli ospizi o in generale pazienti che non ricevono visite da nessuno durante il loro ricovero in strutture sanitarie, significa evitare tutti i processi di identificazione o proiezione.

Questi due meccanismi di difesa dell’Io non consentono di raggiungere il distacco necessario per lasciare l’interlocutore nella sua dignità di persona che solo temporaneamente subisce delle gravi limitazioni della sua libertà.

Il malato conserva la sua dignità di essere una persona libera, capace di comprendere i fenomeni che gli accadono e valutare la sua esperienza con senso critico. L’operatore volontario o chiunque si occupa di una persona disagiata può provare compassione per le sofferenze fisiche o psicologiche di chi sta curando una malattia o dovrà affrontare in solitudine il “cammino verso la morte”.

Spesso chi desidera aiutare cade nella trappola della commiserazione, quell’atteggiamento pietoso che fa passare l’altro come vittima, che non è, perché la “legge di causa ed effetto” ci insegna che “ciò che semini raccogli”. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ognuno si sceglie il proprio destino da sperimentare nella sua Vita.

Riconoscere il “potere del libero arbitrio” libera l’operatore o il volontario dal giudicare la situazione, per quanto possa essere drammatica e per quanto può essere difficile accettare la solitudine e l’abbandono di chi sta in una condizione di reale difficoltà.

Vedere una persona “indifesa”, perché malata, convalescente o lasciata in una struttura per lungo degenti, ovviamente provoca una risposta emotiva che può attivare il “processo d’identificazione”, ovvero la persona immagina inconsciamente di trovarsi nella stessa condizione esistenziale e per tanto viene preso dalla paura, dalla solitudine dal senso d’impotenza ed abbandono. Chi vive questi stati d’animo negativi non può aiutare nessuno, perché il suo disagio viene immediatamente percepito dal “malato” che a sua volta non si sente accolto, compreso o aiutato, ma nel sentire le difficoltà dell’altro amplifica in se quelli stati d’animo negativi aumentando la propria sofferenza.

Quando invece si attiva il “processo di proiezione” la persone “vede la possibilità” nel malato, tutti i propri sentimenti negativi che  vengono proiettato sull’altro, l’altro fa da specchio e da capro espiatorio per tutte le problematiche non risolte. Sovente risentimenti, desiderio di vendetta, perché si è stato abbandonati, non curati o non sostenuti in momenti di difficoltà, vengono trasferite nella relazione con il malato creando un disastro emotivo di frustrazioni reciproche. Quando vecchi rancori riemergono, perché sono traumi non correttamente elaborati, lo stato d’animo si “colora di nero”; mentre sappiamo che quella serenità è già una medicina per il malato.

Chi riesce a portare un sorriso sincero in ospedale, avere quella pazienza nell’accogliere le difficoltà dell’altro, dona la parte migliore di se, offre quell’amore che va a colmare tutti i vuoti nel disagiato. Il vero nutrimento in ogni relazione è l’Amore, che ovviamente in ogni tipo di relazione assume altre forme: la solidarietà, l’accoglienza, la pazienza, l’ascolto,  la capacità di offrire la propria presenza senza pretendere nulla, sono tutte forme di Amore, che combinate nella “relazione d’aiuto” sostengono la guarigione e certamente migliorano il benessere del paziente, ma anche di chi riesce ad offrirsi liberamente senza maschere e senza pretese alcune.

Accettare il disagio dell’altro, accettare la propria risonanza emotiva e decidere serenamente che è il momento che favorisce lo scambio dell’Amore è una grande opportunità per entrambi gli interlocutori. L’operatore apprende come superare le proprie frustrazioni e valorizzare le sue scelte, p.es. amare incondizionatamente.

La “sindrome del burn out”, nella categoria dei sanitari, è molto elevata, perché chi non ha raggiunto un buon equilibro emotivo, ogniqualvolta uno stimolo esterno o interiore rievoca una propria problematica fa partire un “circolo vizioso del vittimismo” che spesso si esprime nelle varie forme dell’etero aggressività o auto aggressività, ma contribuisce anche in un aumento della nevrosi, dei disturbi psicosomatici e alla sintomatologia del “burn out”.

Come sviluppare quel sano distacco che consente compassionevolmente sentire il dolore dell’altro senza restarne vittima e utilizzarlo come momento di crescita proprio?
Accettare che l’altro sia malato e che quella esperienza di sofferenza per il malato, convalescente o ospite di una struttura a lunga degenza, sia una esperienza che deve fare per cresce e perfezionare il proprio carattere e migliorare la concezione filosofica della propria esistenza, questa è una modalità che consente di vivere con rispetto le scelte fatte della persona che vive un disagio.

Ogni persona viene al mondo con un compito, un destino e qualcuno con una missione, tutte le esperienze, brutte o belle che siano, servono per l’evoluzione della persona che deve sviluppare i suoi “poteri personali” e comprendere che è co-creatore della sua realtà. Capire che tutto ciò che capita ad una persona serve esclusivamente come apprendere la via del perfezionamento, toglie potere al male, perché è solo funzionale al raggiungimento del bene.

Il male è propedeutico al bene, chi comprende la lezione si perfeziona (ciò che semini raccogli)! Chi non capisce il nesso di “causa ed effetto” soffrirà fin quando non evita di ripetere gli errori. La Vita è una scuola e la vera Maestra è l’esperienza! Apprendere come elaborare correttamente la realtà non è molto difficile, raggiungere un buon equilibrio mente e corpo nemmeno!

Chi fa volontariato può usare come “metro” la “legge di causa ed effetto” per perfezionarsi ed evitare di fare gli errori di chi viene assistito. Superare il giudizio, significa escludere valutazioni moralistiche, nessuno può giudicare se un’esperienza è giusta o sbagliata, perché la responsabilità resta a chi la vive e a pagare è esclusivamente chi la ha provocata. Rispettare le scelte altrui molte volte è difficile ma è liberatorio!

Ometto tutta la premessa psico-sociale delle condizioni esistenziali attuali che pregiudicano le buone relazioni umane e spingono la persona all’isolamento e a stati depressivi perché la società attuale ha creato modalità di convivenza che portano facilmente la persona all’isolamento, basta osservare un gruppo di persone: spesso sono al cellullare invece di comunicare ed interagire realmente l’uno con l’altro.

Tralascio anche tutte le spiegazioni sulla “comunicazione empatica” come tecnica per stabilire buone relazioni umane, perché la lezione svolta “in presenza” ha enfatizzato i concetti psicologici e spirituali della condivisione delle esperienze, della costruzione del bene comune anche nei rapporti privati.

Arginare i “mali” della società attuale, edonistica, egoistica e materialistica che genera moltissimi processi di alienazione che distruggono l’identità della persona, coppia, famiglia, società e delle nazioni, si può facilmente coltivando le buone relazioni umane che si basano sul rispetto della dignità degli altri che sono liberi di decidere il proprio percorso di Vita perché si è consapevoli che ognuno paga per gli errori che fa…

Raffaele Cavaliere

(Psicologo – Psicoterapeuta)