Ardita: il definanziamento del restauro di Torre Flavia di 1.995.000 euro una sconfitta per la città di Ladispoli.
Riceviamo e pubblichiamo
Era il Natale del 2021 quando come amministrazione comunale annunciammo di aver ricevuto un regalo di Natale che avrebbe fatto felici tutti i cittadini della nostra città, ci era stato comunicato che sotto l’albero Ladispoli avrebbe trovato un dono importante, eravamo riusciti a rientrare tra i progetti finanziabili “tra i 25 approvati dei 122 ammessi” del Decreto Progetto Bellezz@ DPCM del 8 MARZO 2018.
La cifra era importante il finanziamento ammontava a 1.995.000 euro, come importante era l’opera, il restauro del simbolo della nostra città “Torre Flavia” messa in pericolo dal mare e dalla poca attenzione ricevuta fino ad allora. Dopo una lunga battaglia eravamo riusciti a salvaguardare il nostro simbolo, il percorso è stato lungo e tortuoso, l’iter complesso dove sono cambiare tre commissioni alla Presidenza del Consiglio. Eravamo riusciti a recuperare in extremis il finanziamento che rischiava di andare perso integrando “lo schema di contratto al progetto esecutivo” proprio sul filo di lana, tutto dovuto ad una carenza di chi aveva preparato il progetto in comune. Eravamo stati coadiuvati da alti dirigenti della Pubblica Amministrazione preparatissimi e supportati dal Vicepresidente della Camera dei Deputati on. Fabio Rampelli anche lui competente in materia essendo architetto. Era stata una vittoria di squadra, la conquista del finanziamento del decreto bellezz@ significava sognare quel faro che accendendosi avrebbe evitato che le mareggiate facessero crollare Torre Flavia il monumento simbolo della città di Ladispoli.
Sono amareggiato dell’annuncio fatto alla stampa locale il 21 ottobre dal sindaco Grando, dove ha dichiarato che l’opera di Torre Flavia è stata definanziata per gli obblighi stabiliti dal cosiddetto “decreto bellezz@’.
Precisiamo che per chi conosce il decreto e l’ha trattato che va scritto correttamente cosi “Bellezz@” non è un concorso di una miss a Ladispoli. Purtroppo, c’è poco da rallegrarsi, anni di lavoro gettati al vento grazie a chi dal giorno del riconoscimento del finanziamento della Presidenza del Consiglio dei ministri negli ultimi tre anni (2021/2024) non è riuscito a portare a termine l’iter procedurale e attuativo dei progetti di cui il Ministero dei Beni Culturali controlla e verifica l’attuazione dei lavori.
Torre Flavia non è di destra o di sinistra è il simbolo di Ladispoli, la nostra città, e aver perso un finanziamento così importante è una sconfitta per chi ci ha lavorato giorni mesi e anni, è soprattutto una sconfitta per tutta Ladispoli, grazie ad una politica che concentrata ad approvare piani integrati e ad aumentare il cemento in città e meno interessata al verde all’ambiente ed alla tutela e la conservazione di monumenti storici come Torre Flavia.
È desolante avere la certezza di aver vinto un bando con il decreto l’8 marzo del 2018, essere stati ammessi tra i progetti finanziati per il restauro di Torre Flavia e vedere andare tutto perso, sono insopportabili le giustificazioni a questo scempio corredate dall’arrampicarsi sugli specchi in cerca di riscatto con dei “non vi preoccupate abbiamo sbagliato ma troveremo il rimedio con una nuova richiesta di finanziamento Regione/Stato, tempo perso e iter burocratici da ricominciare senza la certezza di arrivare al risultato, qui l’unica certezza è che un finanziamento “certo” di 2 milioni di euro è stato definanziato.
Questa storia che certamente lascia l’amaro in bocca spiega comunque bene quali sono le priorità a piazza Falcone, non si studiano le procedure per portare a casa il finanziamento della Presidenza del Consiglio si dorme per tre anni, l’interesse unico è per il cemento, palazzi, palazzine e piani integrati, quello che è un bene comune dei cittadini di Ladispoli come Torre Flavia viene dopo, se c’è tempo, ed è così che si perde una bella occasione per il restauro del monumento simbolo della nostra città “Torre Flavia”, pensano di poter accontentare la gente di Ladispoli con feste, festicciole, nani e ballerine riducendo un istituzione nella nuova corte dei miracoli.
Giovanni Ardita – Fratelli d’Italia