CONTATORI INTELLIGENTI: L’OBBLIGO NON ESISTE E L’ISTALLAZIONE FORZATA È UN ABUSO

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MALATA GRAVE RIFIUTA LO SMART METER MA VIENE RICATTATA: “NON TI ALLACCIAMO LA CORRENTE”. MA LA GIURISPRUDENZA INTERNAZIONALE È A FAVORE DI CITTADINI CONTRARI ALL’INSTALLAZIONE DOMESTICA DI UN WIRELESS PERMANENTE.

Di Maurizio Martucci

In assenza di nuovi diritti come l’autodeterminazione digitale e il diritto alla disconnessione, un ennesimo caso limite arriva dalla Liguria. Una donna, gravemente malata di elettro-iper-sensibilità ai campi elettromagnetici, per non aggravare la propria condizione di salute chiede l’allaccio della corrente elettrica con i contatori analogici, cioè senza Smart meter.

Questo perché i cd. contatori intelligenti emettono wireless senza soluzione di continuità e diverse sentenze della magistratura ne evidenziano già i pericoli per la salute umana. In tutta risposta la donna si vede negare l’allaccio della corrente, l’ennesima imposizione nello strapotere delle multinazionali: “da quattro mesi chiedo l’allaccio della corrente elettrica in una abitazione ma questo servizio essenziale mi viene negato se non accetto di avere installato uno di questi contatori.”

Lo Smart meter poggia sulle delibere dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), che è un’autorità di regolazione e non certamente un organo legislativo o esecutivo: quindi non ha assolutamente valore coattivo nei confronti del consumatore e la legge tutela la salute costituzionalmente anche davanti alla libertà di impresa.

La storia è raccontata dal sito L’Isola delle colombe, è uno di quei casi limite per i quali mi batto ormai da diversi anni: bisognerebbe ricorrere in tribunale, denunciando la violazione dei diritti umani. La donna chiede il sostegno di un avvocato. Vive nell’incubo ormai da troppo tempo. “Per sfuggire alle emissioni wireless dei vicini di casa ho dovuto abbandonare la mia abitazione. Sono finita a dormire in macchina nei boschi, ma, dopo uno spavento terribile, ho optato per uno scantinato appartato in zona urbana ed infine un angolino riparato sempre in zona urbana, dove non avevo nemmeno lo spazio per un letto. Ho passato anni a vivere e dormire rannicchiata su una sedia, poi è arrivata la gabbia schermante, ma non riesco comunque a dormire in un letto da anni.”

La questione è questa. Trovato un nuovo riparo, la donna chiede alla compagnia elettrica di non avere lo Smart meter, sostenendo di aver prodotto documentazione medica probante la malattia elettromagnetica, altamente invalidante: “Sono dotata di certificati medici anche ospedalieri che confermano il danno di salute che mi deriva dall’esposizione ai segnali a Radiofrequenza/Microonde e sto chiedendo che installino un contatore privo di connessione Wireless. Ma l’azienda tergiversa e continua a negarmi questa possibilità, impedendomi di portare avanti un progetto di vita che mi consentirebbe di poter finalmente schermare un ambiente più grande della mia minuscola gabbia, così da vivere una prigionia più dignitosa. Adesso non posso nemmeno camminare, non ho lo spazio per farlo.”

E poi aggiunge, sempre all’Isola delle colombe: “Ho anche subìto maltrattamenti da parte di un paio di loro tecnici. Mi hanno detto che non gliene frega niente della mia malattia e per loro posso rimanere senza corrente elettrica. Uno dei due, ignorando la mia richiesta di prestare attenzione al mio problema, il giorno in cui si sarebbe dovuto fare l’allaccio ha usato senza sosta un dispositivo Wireless in mia presenza a distanza ravvicinata, causandomi una grave reazione post-esposizione per la quale sono ancora adesso in trattamento con cortisone. In un paese civile avrei potuto denunciare l’accaduto, ma qui non conviene farlo perché rischio di avere problemi. Come se non bastasse tutto questo, giorni fa un altro di quei tecnici ha fatto incursione senza preavviso nell’abitazione dove sono attualmente rifugiata e, con il solito atteggiamento abusante (ha minacciato di chiamare i carabinieri e lasciarci senza corrente), pretendeva di installare anche qui un contatore Wireless, senza nessun rispetto per gli accordi presi in precedenza con l’azienda. Ero talmente spaventata che mi tremavano le mani intanto che selezionavo i miei certificati da mostrargli e non riuscivo nemmeno ad articolare le parole da dire. Il primo certificato che gli ho mostrato non lo ha nemmeno guardato e ha accennato a spiegazzarlo, per cui me lo sono ripreso in tutta fretta prima che lo danneggiasse ulteriormente. Essendo che le mie condizioni di vita sono molto complicate e le difficoltà sono esacerbate dal caldo attuale, ero in condizioni fisiche tremende e discretamente impresentabile. Per quel poco di amor proprio che mi è rimasto nonostante gli anni di abusi, mi sono sentita terribilmente umiliata nel dovermi mostrare così”.

Eppure non esiste l’obbligo di Smart meter ma, anzi, c’è già giurisprudenza internazionale in favore di cittadini contrari all’installazione domestica di un wireless permanente: diverse sentenze risarciscono i malati di elettrosensibilità. In Norvegia è stata intentata una denuncia alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in difesa di otto cittadini malati di elettro-iper-sensibilità che hanno avuto un aggravamento di salute proprio a causa dell’installazione di Smart Meter nelle loro case.

In Pennsylvania (USA) la sentenza del giudice ha dato ragione ai cittadini contrari all’installazione forzata nelle loro abitazioni dei cosiddetti contatori intelligenti, gli Smart Meter. Infine in Francia la Corte d’Appello di Bordeaux ha riconosciuto il danno procurato dal wireless a 13 persone esposte alle irradiazioni provocate dagli Smart meter della LINKY, condannando l’azienda d’elettricità francese ENEDIS ad una pesante pena.

L’ordinanza, emessa nel 2020, è stata una grande vittoria per le vittime dell’elettroipersensibilità: c’è la possibilità dell’utente/consumatore di rifiutare lo Smart Meter di LINKY, ottenendo un risarcimento per danno morale fino a 5.000 €. Qualcuno avvisi le aziende che vogliono forzatamente installare Smart meter nelle case degli italiani. Che poi, alla fine, servono per la costruzione delle Smart City in funzione dell’Agenda 2030: monitorare da remoto i consumi, vuol dire anche poterli gestire.