Dopo l’oppio il cinabro: ancora un primato assoluto per il sito neolitico sommerso de La Marmotta

0
13
Marmotta, Cinabro
Modified by CombineZP

La scoperta permette di arretrare le prime testimonianze di uso del cinabro nel Mediterraneo occidentale

Ancora un primato mondiale per il sito neolitico de La Marmotta sommerso a circa 12 metri di profondità nel lago di Bracciano, sotto il promontorio di Anguillara. Dopo la scoperta che le più antiche evidenze della coltivazione di papavero da oppio a livello mondiale siano da collocare proprio al sito neolitico del VI millennio a.C., un recentissimo studio pubblicato su Quaternary Science review indica ora che a La Marmotta gli antichi progenitori erano in grado di trattare il cinabro, spostando anche questa volta all’indietro la datazione più antica del suo impiego. Residui su ornamenti personali a La Marmotta attestano il primo utilizzo del cinabro nel Mediterraneo occidentale.

Si conferma, nell’assoluta indifferenza delle istituzioni locali, la straordinarietà di questo sito per le conoscenze preistoriche, indagato per altro solo per una piccola parte. Venne rinvenuto nel 1989 in occasione della posa dei grandi tibi del nuovo Acquedotto Lago di Bracciano. Ora il nuovo studio condotto da un gruppo di ricerca italo-spagnolo del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, CNR di Pisa e CISIC di Barcellona su materiali provenienti dal sito neolitico de La Marmotta (tra gli studiosi anche Mario Mineo), getta nuova luce su questa antica pratica.

In questo insediamento sono state infatti individuate tracce di colore rosso sulle superfici di ornamenti personali, macine e ceramiche la cui analisi ha permesso di identificare come cinabro, un minerale di solfuro di mercurio noto per la sua sorprendente tonalità rossa ed in minima parte come ocra. Questa scoperta permette di arretrare le prime testimonianze di uso del cinabro nel Mediterraneo occidentale, spostando il primo utilizzo di questo minerale e dunque anche la conoscenza delle avanzate tecniche necessarie per il suo approvvigionamento alla fase più antica del Neolitico.

Inoltre, l’abbondante presenza di questo pigmento minerale a La Marmotta, probabilmente importato dall’area meridionale della Toscana, non solo sottolinea l’importanza che esso rivestiva per le prime comunità agricole e pastorali, ma testimonia anche l’esistenza di una complessa rete di scambi, in cui materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra le diverse aree della penisola. Il sito de La Marmotta per il suo straordinario stato di conservazione a distanza di Millenni apre una finestra scientifica di assoluto rilievo per lo studio delle popolazioni neolitiche a livello mondiale.

Foto: Di JJ Harrison (https://www.jjharrison.com.au/) – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7185993