HUMULUS LUPULUS (LUPPOLO)

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luppolo

PIANTA SEDATIVA MA ANCOR PIÙ ANAFRODISIACA

L’Humulus lupulus (luppolo) è famoso per il suo impiego nella produzione della birra, alla quale conferisce, altrimenti in se insipido, il suo sapore amaro – aromatico. La pianta, appartenente alla famiglia delle cannabinacee, presente in Europa ed in America settentrionale, è una rampicante.

Humulus deriva dal latino “humeo” (essere umido) perché il vegetale predilige il suolo umido. Sovente si attorciglia ai giovani salici (crescono anch’essi in luoghi umidi), rubandogli il terreno sottostante e facendoli morire in quanto ne ostacolano la vegetazione, soffocandoli (“lupus salicarium” descritto da Plinio).

Di certo sembra avere una certa capacità aggressiva. Il luppolo ha foglie opposte, ruvide e fiori unisessuali. Mentre i fiori maschili sono raccolti in inflorescenza “mosce” pendule e poco appariscenti, quelle femminili (coni e strafili) sono ben più evidenti e ricche di una sostanza amara, prodotta dalle innumerevoli ghiandole, utilizzata nella produzione della birra.

La fitoterapia utilizza solo le inflorescenze femminili per le proprietà digestive (coni come ovaie),sedative, facilitanti il sonno … e non solo come vedremo. Pur essendo l’attività sedativa stata dimostrata da numerosi ricercatori, rimangono ancora non pochi dubbi riguardo quali siano i principi attivi responsabili di tale proprietà. Holzl (Zeitschrift fur Phytotherapie 1992) li identificò in una serie di resine contenenti sostanze amarognole quali l’umalone, il lupulone e loro derivati.

L’ossidazione produce il metibutenolo, un alcol volatile responsabile dell’effetto sedativo (Capasso F. e Grandolini G. Fitofarmacia 1996),in esperimenti condotti su animali di laboratorio, riscontrarono in un alcol, che si forma dal lupolone, una marcata riduzione della motilità nei ratti. Nell’individuo umano, come nei fiori, è basilare la distinzione tra i due sessi.

In effetti già molti decenni prima, nel 1953, venne segnalata la possibile presenza di sostanze di tipo estrogeno nella pianta. Il sospetto nacque dall’osservazione della presenza, in donne fertili raccoglitrici di luppolo per la birra, di turbe mestruali: una regolare comparsa del mestruo due giorni dopo l’inizio della raccolta. E ciò indipendentemente dal periodo del ciclo in cui le donne si trovavano. L’ansietà e l’irritabilità tipiche delle turbe del climaterio sono dovute a queste piccole, molteplici, ma fisiologiche, dose di estrogeni.

E nell’uomo? Il luppolo ha spiccate proprietà anafrodisiache su base estrogenica (sfruttate anche in Omeopatia). Quale sia il tipo di estrogeni non è ancora stato chiarito. E’ molto probabile che l’attività estrogenica sia potenziata dalla sinergia dei diversi principi del fitocomplesso (Fenselam G, Talay R, Fd Comet Toxicol 1973).

Sulla scorta della mia esperienza professionale clinica pratica ho constatato che l’impiego terapeutico fitoterapico (e anche omeopatico) dell’Humulus lupulus si è rilevato molto utile nelle donne eccitabili, insonni, neurodistoniche sia nelle dismenorree che soprattutto durante il climaterio (menopausa). Nell’uomo invece, proprio per la presenza di sostanze estrogeniche esaltate dal fitocomplesso, il luppolo ha un azione anafrodisiaca (nella lettura “paracelsiana” dei segnali della natura le inflorescenze maschili ricordano piccoli organi riproduttivi dell’uomo). E’ un “antiviagra” per eccellenza, contrasta il priapismo e l’ipereccitazione sessuale.

Quali sono le forme farmaceutiche? Quale la posologia?
Humulus lupulus T.M. (Tintura Madre): 40 gtt due volte al di, lontano dai pasti. Estratto secco (Humulus l); 100 – 200 mg cps, 1 cps due volte al di.
Riguardo all’azione anafrodisiaca nell’uomo la T. M. viene preparata dalla inflorescenza (coni) femminili fresche. Qualora invece si volesse ottimizzate l’effetto sedativo nelle donne ipereccitate, anche sessualmente, specie in climaterio, è preferibile utilizzare preparati ottenuti dalla droga secca ed invecchiata (che ci sia un rapporto con le donne in menopausa?).

Riguardo alla tossicologia sottolineo che alle dosi terapeutiche non vi sono effetti collaterali. Va evitato però l’uso in gravidanza, nelle donne mastectomizzate (asportazione mammaria) e nell’infanzia. Forti dosaggi possono provocare vertigini, nausea e cefalea.

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Dottor Professor
Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali,
Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base