L’AMORE DI UNA FIGLIA

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 “Gli immortali” è  ispirato a una storia vera: la morte del padre. Arriva al cinema l’ultimo film di Anne Riitta Ciccone, che porta sul grande schermo, come in una tragedia greca, il dramma della perdita. Nel cast c’è anche Maria Grazia Cucinotta.

di Barbara Civinini

Si è immortali per tutto il tempo che si è al mondo, diceva Alberto Asor Rosa. Ma Anne Riita doveva rispettare una promessa fatta al padre sul tetto di morte. E così è nato il suo ultimo lungometraggio “Gli immortali”: l’elaborazione personale del lutto e del dolore attraverso la settima arte che diventa catarsi di un rapporto perduto e ritrovato.

gli immortali
David Cocco interpreta Vittorio – Europictures

La stesura della sceneggiatura risale ai primi anni duemila. Questo è un film che dovevo fare molti anni fa spiega la regista di padre siciliano e madre finlandese, naturalizzata italiana ma ho deciso all’ultimo momento di cambiare progetto, non solo perché è una storia vera, frutto di una promessa, ma anche perché ruota intorno a un tema talmente universale per cui era necessario che mi distaccassi più possibile dalla verità per renderla verosimile.

L’ossessione del tempo che passa e la nostra impotenza come umani davanti a questa realtà era la sfida più difficile da affrontare. Però nel fil rouge della memori, che tiene insieme l’intero film, Anne Riita trova la sua ancora: la promessa d’immortalità reciproca fatta nei momenti d’angoscia, quando era ancora una bambina.

Locandina verticale del film

In questo modo il film vira dal melò familiare verso il surreale, passando per la tragedia greca, eredità, forse, dei suoi studi di filosofia, da cui la regista dice di trarre il senso della vita. Nei giorni più bui della malattia il padre le disse che sapeva che di tutto quel dolore avrebbe fatto un film e lei promise. E così sono arrivati sul grande schermo “Gli immortali”.

La contaminazione onirica arriva dalla rappresentazione di teatro-danza dedicata a “Le Baccanti”, a cui lavora come tecnico luci la protagonista del film, Chiara (Gelsomina Pascucci), alter ego della regista. Penteo, personaggio della mitologia greca e vero protagonista della tragedia di Euripide, le fa visita sempre più spesso sino a diventare uno stalker. Chiara non crede negli dei ma quando irrompe nella sua vita l’affascinante padre Vittorio (David Coco), affetto da un male visto come una punizione divina, dovrà gestire la più universale e atavica realtà che gli esseri umani di ogni tempo condividono. Avevo intenzione di realizzare una rappresentazione della realtà, non una sua imitazionespiega la regista ma con uno stile e un ritmo da film di fantascienza, perché volevo che la protagonista si muovesse come ci muoviamo nel nostro mondo onirico, quello in cui cerchiamo di capire cosa sia successo quando dobbiamo elaborare sentimenti apparentemente irrisolvibili.

In questo teatro dei ricordi sublimato dal dolore, strutturato in modo da creare quasi un nuovo genere, c’è anche spazio per la denuncia sociale della cattiva gestione ospedaliera che si sposa con la relazione omosessuale della protagonista e la saggezza millenaria tutta meridionale del padre.

Il film, che è stato presentato nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, è prodotto da The Film Club, Launchpad39a con Rai Cinema.