5G PURE NELL’ACQUA MA IL TAR LO FERMA NELL’ARIA

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IL PARADOSSO DEL RISCHIO: IL TAR LOMBARDIA FERMA L’ATTIVAZIONE DI NUOVE ANTENNE SUI PALAZZI, MENTRE LE AZIENDE PENSANO DI IRRADIARE PURE PORTI, OCEANI E PESCI. A RISCHIO L’ECOSISTEMA MARINO.

di Maurizio Martucci

Siamo al paradosso del rischio: da un lato il giudice ferma il 5G sui tetti del palazzi perché pericoloso alla salute dei cittadini, mentre dall’altro le multinazionali pensano di irradiarlo persino nel mare, mettendo in serio pericolo l’ecosistema negli oceani.

La prima notizia arriva dall’Avv. Elio Errichiello, tra i più esperti avvocati in Italia in tema d’elettrosmog, legale di un gruppo di cittadini della Città Metropolitana di Miliano a cui i il TAR Lombardia ha dato ragione fermando l’attivazione di antenne per telefonia mobile, 5G compresa. “Deve darsi interinalmente prevalenza all’interesse dei privati alla non attivazione dell’impianto, per salvaguardare le peculiari condizioni di salute”,ha ordinato il giudice della seconda sezione lombarda, riconoscendo in particolare il pericolo per alcuni malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS) ed Elettrosensibilità (EHS), minacciati dall’irradiazione della nuova antenna. “Non è la prima volta che la giurisprudenza supera i dibattiti scientifici e determina forme di tutela che – in virtù del principio di precauzione – segnino la prevalenza del diritto costituzionale alla salute”, ha detto l’Avv. Errichiello.

La seconda notizia invece arriva direttamente dall’acqua. Si, perché sapevamo dello spazio e dell’autorizzazione al lancio in orbita di decine di migliaia di satelliti 5G per irradiare tutto e tutti dal cielo, sapevamo poi anche di cavi Internet dislocati sotto mare, per l’esattezza 12mila chilometri di rete web sottomarina intercontinentale, ma adesso arrivano l’Internet of Underwater Things e lo Smart Marine Ecosystem, cioè il wireless subacqueo come rete di strumenti e sensori con cui monitorare, analizzare, mappare e gestire il mondo sottomarino.

Così dalle Hawaii l’ONG Ocean Mammal Institute denuncia come l’International Committee for the Internet of Things, cioè il 5G, abbia ricevuto l’approvazione per raccogliere dati oceanici utilizzando il sonar e poi trasmetterli ai satelliti in modalità wireless, sapendo bene – tanto per fare un esempio – come già oggi i sottomarini possano comunicare in modalità senza fili anche con gli aeroplani, appuntodal SONAR al Wi-Fi, eliminato il divario cielo-acqua esattamente come avviene via terra con i portatili anche cielo-terra. Quindi, in pratica, presto il 5G sarà pure nei mari. “E’ essenziale proseguire la ricerca su nuove teorie, architetture e tecnologie per sfruttare la capacità fornita dall’Internet delle cose per Smart Ocean per formare un sistema di comunicazione marittima efficiente e intelligente…” si legge nel documento firmato dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers, ovvero IEEE la sigla della più antica e potente lobby per la promozione delle scienze tecnologiche. “Gli oceani coprono il 71% della superficie terrestre– dice la IEEE – C’è stata una quantità crescente di dati e informazioni acquisite da diversi terminali mobili marittimi, come navi, merci, boe e piattaforme offshore”, cita sempre il documento, mentre un nuovo report di Ericsson delinea il futuro dei porti italiani sostenendo come “tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things possono rivelarsi strategiche”.Ma al di là delle opportunità commerciali, uno dei più grossi problemi dell’Internet sottomarino è di fatto la conservazione dell’habitat e dell’ecosistema dei mari, cioé pesci, squali, balene e delfini:come si potranno difendere dalle crescenti e invisibili minacce nell’oceano? Considerato che un rapporto indipendente pubblicato svela “un piano per trasformare oltre un milione di miglia quadrate di ecosistemi con biodiversità nel più grande complesso di gittata mai realizzato”, stimate dalla stessa marina militare americana la “mutilazione o uccisione di oltre 81.000 balene e delfini all’anno”.