5 NOVEMBRE 2020, CIAO GIGI!

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OMAGGIO AL GRANDE MATTATORE ATTORE POLIEDRICO DI CINEMA,TEATRO E TELEVISIONE.

di Michele Castiello – Critico cinematografico e Docente Upter

Due grandi personaggi sicuramente anche se molto diversi tra loro: uno romano d’adozione P. P. Pasolini e l’ altro, Gigi Proietti romano de’ Roma verace, ironico non distaccato, sognante; uno grande regista, scrittore, saggista, polemista, grande cineasta: il più grande intellettuale del secondo Novecento e voce lirica finissima , secondo solo a Eugenio Montale, cantore delle borgate romane degli anni ’50 e ’60 ; cantore del sottoproletariato delle borgate romane, morto 45 anni fa il 2 novembre, barbaramente ucciso all’idroscalo di Ostia in circostanze non ancora chiare (?); e l’altro grande mattatore attore poliedrico di cinema , teatro e televisione che vanta d’aver lavorato col grande Carmelo Bene…Qui una sua dichiarazione su Carmelo, il teatro, e il teatro che lui scelse di fare.

Disse…. parecchi anni fa ad un giornalista a cui dichiarò la scelta che fece lo stesso Carmelo Bene di farlo recitare come coprotagonista ne La Cena delle Beffe di Sam Benelli. …. l’ intervista inizia così “…..”Ho iniziato suonando nei night. Poi il teatro, gli incontri col grande Carmelo , Roberto Lerici, Vittorio Gassman, il cinema e la televisione.”.“Al teatro ci arrivai per caso. Non ero abitato dal fuoco sacro, semmai dal fuoco fatuo. Avevo fatto dei provini. Ma non è che avessi una cultura teatrale. Feci piccole cose. Erano gli anni in cui a Roma c’erano le famose “cantine” underground ( il Teatro dell’Alberico, Il Beat 72, l’Abaco, etc..) e si faceva molta avanguardia.

Ecco come parla del grande salentino…. Restai folgorato da Carmelo Bene che recitava in Caligola di Albert Camus. Carmelo curò anche la regia e i costumi. Lo guardai con ammirazione. Aveva solo tre anni più di me.

Ma era come se tra di noi ci fossero secoli di distanza…Mi colpiva la sua grande capacità innovativa che si nascondeva nelle pieghe della tradizione. Me lo presentò Roberto Lerici, altro personaggio straordinario, e diventammo amici subito. Mi propose di lavorare a uno spettacolo che poi non si fece. Ripiegò sulla Cena delle beffe, mi offrì il ruolo di coprotagonista e accettai felice di poter lavorare con quel mostro sacro. Una battuta di Carmelo voglio ricordare che recitò nel Caligola : “Io voglio solo la luna”. Carmelo venne a Roma convinto di fare il tenore. Divenne un’altra cosa. Certamente più grande e diversa.E comunque luitocco la luna . Io invece con lui ho capito che la mia luna era un’idea di teatro che fosse una specie di comunità. Qualcosa che il cinema non ti può dare….anche se il cinema di Carmelo Bene è Carmelo stesso …”

Ecco noi vogliamo ricordare il grande periodo soprattutto quello di “A me gli occhi, please (frutto della collaborazione nel 1976 con Roberto Lerici), esempio di teatro-“scritto” e non declamato che segnò uno spartiacque nel modo di intendere il teatro, e al quale seguiranno numerosissime repliche anche con nuove versioni nel 1993, nel 1996, e nel 2000, facendo repliche nei teatri più importanti d’Italia. Lo spettacolo segnò un record di oltre 500.000 presenze al Teatro Olimpico di Roma. Iniziò al Teatro Tenda di Piazza Mancini , oltre a Come mi piace (1983), Leggero leggero (1991) e, per la televisioneAttore amore mio (1982) e Io a modo mio (1985).

Al Teatro tenda di P.zza Mancini io c’ero, come non mancare .” A me gli occhi, please” è stato lo spettacolo tra i più importanti della carriera di Gigi Proietti . Esilarante, comico, brillante mai volgare, buffone( Fool nel senso shakespeariano del termine), talvolta triste però anche serio”, petroliniano, nato da un parto di Trilussa.

Infine ,volle il Globe Theatre, il teatro elisabettiano a Roma ultima sua creazione

Schiaffeggiava”con semplice buffetto il volto degli spettatori, sempre con una ventata di allegra pronto a sdrammatizzare. Aveva quella facoltà di divertire mai superficiale, espressa attraverso la sua comicità e la sua verve attoriale specialmente come monologhista, imitando e facendo anche il ballerino. E nelle viscere l’ironia lieve, non feroce e poi la loquacità, sapeva prendersi in giro… seriamente.. Perché… la comicità come diceva Luciano Salce è una cosa seria……

Tra il guitto d’alta classe e il comico, personaggio antico e buffo della commedia dell’Arte, ha attraversato, con leggerezza e ironia per oltre quarant’anni, le miserie del secolo breve, restituendo una propria dignità a tutte le maschere che interpretava. Aldilà delle prove fatte al cinema, quella che mi convinse di più, l’ho rievocata nell’ultimo appuntamento della rassegna dedicata a Monica Vitti a Palazzi Ruspoli a Cerveteri all’inizio del mese scorso. Ebbene l’ interpretazione anche canora ne La Tosca, dove veste i panni di Mario Cavaradossi, con la regia di Luigi Magni anch’egli romano, romanissimo de’ Roma , è grandissima. Non sono un critico teatrale ma un semplice appassionato ( amo però molto il cinema), scrivo cosi di getto questo omaggio al grande attore romano, senza vantare le competenze nè tantomeno le conoscenze. Un omaggio richiestomi, pur sapendo che altri più esperti sapranno fare meglio di me, io mi limito invero al semplice ricordo oggi che è mancato. Infine potrei pensare e scrivere una cosa che Lui, con l’ironia che tutti conosciamo, avrebbe detto …: Che’ sfiga! morire er giorno che so’ nnato”… E quando gli ricordavano il giorno della sua venuta a mondo rispondeva….:”A regà che ce posso far ….dovete domannallo a mi’ madre” ….

Addio grande Gigi, la terra grigia e pesante soprattutto in questo tempo pandemico, ti sia lieve ( certo è una banalità voi direte, parole convenzionali , non originali etc ,etc.. ) però credete, sono autentiche nella loro nuda , un poco, ironica semplicità.