CONCESSIONE REVOCATA, A RISCHIO I PESCATORI DI LADISPOLI

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pescatori in difficoltà

L’atto di Palazzo Falcone risale ad aprile del 2018 ma i lavoratori di Porto Pidocchio lo hanno appreso solo in questi giorni. Il sindaco Grando ha incontrato le famiglie: “Siamo con loro: presto in Regione per risolvere la situazione”.

 

Quale futuro per il porticciolo di Ladispoli? Soprattutto: quale destino per i pescatori professionisti a rischio sfratto? Domande che in queste ore stanno assillando le storiche famiglie che operano nell’approdo di via Marco Polo. In un certo senso si sono sentiti “traditi” i lavoratori. Per loro è stata un fulmine a ciel sereno la notizia della revoca della concessione da parte del comune di Ladispoli. Giunta che ha poi incontrato i pescatori cercando una ricucitura di uno strappo che prima di lunedì pomeriggio sembrava insanabile. Anche perché erano state annunciate azioni di protesta. “Il Comune non ci aveva avvisato, per noi ora è un ultimatum. Ladispoli è nata con i primi pescatori. Siamo davvero delusi e ci faremo sentire anche con l’aiuto dei nostri colleghi del litorale”, era stato lo sfogo a caldo di alcuni lavoratori tra cui Gianpaolo Agrestini.

La revoca. Quella di Porto Pidocchio è una vicenda mai regolarizzata nel corso dei decenni. A quanto si apprende il titolo concessorio è stato revocato dal Comune ad aprile del 2018. Questa decisione – hanno raccontato i pescatori – non era stata però notificata a nessuno degli occupanti del tratto di costa e né aveva fatto seguito un provvedimento di sgombero. Perciò il caos, probabilmente, si sarebbe potuto risolvere prima con una comunicazione tra le parti. Una risposta era arrivata prima dell’incontro di lunedì dal vicesindaco e assessore al Demanio, Pierpaolo Perretta: “La domanda giusta da porci non è perché di questa notizia si parla solo ora ma perché non si è mai detto prima che le precedenti amministrazioni comunali non hanno mai sanato  la situazione. Il Comune ha pagato sempre la concessione turistica ma evidentemente non si poteva fare perché per quell’attività occorre una concessione diversa che può rilasciare solo la Regione”, ha spiegato il vicesindaco che poi rincuora i pescatori: “Per noi sono una categoria protetta e ci siamo messi a loro disposizione affinchè l’iter in Regione si concluda presto”.

Scenario futuro. Nell’incontro tra pescatori ed amministrazione comunale sindaco di Ladispoli e vicesindaco hanno rassicurato i pescatori, in aula consiliare e durante il sopralluogo a Porto Pidocchio, dimostrandosi disponibili ad affrontare insieme il problema della concessione demaniale con la Pisana.  “Solleciteremo la Regione Lazio affinché conceda anche solo delle concessioni temporanee così da permettervi di restare nell’area”, è la risposta del sindaco, Alessandro Grando.

Il sopralluogo. Nei giorni scorsi si sarebbe presentata la guardia costiera che avrebbe spiegato ai pescatori il possibile scenario dello sgombero dell’area. “Già in queste ore solleciteremo la Regione chiedendo che vi possa essere rilasciata un’autorizzazione temporanea”, ha ribadito Grando. In modo parallelo sindaco e vicesindaco hanno anche annunciato di cercare un dialogo con la Capitaneria di Porto.

Bonifica. Nell’incontro è emersa poi la volontà di riqualificare l’approdo in condizioni di degrado, con cumuli di rifiuti che lo hanno trasformato in una piccola discarica a causa degli incivili ma anche per colpa dei detriti trasportati a riva dal mare.

L’opposizione è critica. “I pescatori potrebbero trovarsi senza il loro porticciolo per colpa del Comune. Metteremo a disposizioni i nostri legali per aiutare queste famiglie a ricorrere al Tar”, ha detto Eugenio Trani, consigliere comunale di Ladispoli Città.

“Il Circolo Pd di Ladispoli esprime solidarietà ai pescatori, colpiti da una incomprensibile e assurda ordinanza di allontanamento dalla spiaggia dove da almeno 30 anni lavorano, con sacrificio e spesso con rischi per le condizioni del mare. Chiediamo al Comune l’immediata revoca dell’ordinanza e la predisposizione degli atti che consentano ai pescatori di continuare serenamente il proprio lavoro”, è stata invece la presa di posizione dei dem.

L’erosione. Se da una parte il porticciolo deve fare i conti spesso con il problema dell’insabbiamento del fondale marino, che impedisce l’uscita in mare con le barche, dall’altra l’erosione preoccupa i balneari. Le spiagge sono state divorate dalle mareggiate. Forza distruttiva delle onde a ridosso dei simboli naturali come la Palude di Torre Flavia o le dune di Palo. All’orizzonte lo spiraglio dei fondi regionali, circa 6 milioni, da poter spendere. A nord è sparita la passerella che collegava via mare Ladispoli con la frazione cerveterana di Campo di Mare. A rischio anche la Palude popolata dall’avifauna migratoria e considerata sito protetto dalla Comunità europea. Apprensione nella parte tra via Santa Marinella e via Marco Polo. Dimezzate le spiagge libere. Incubo erosione sul tratto di via Regina Elena e a sud, sul lungomare di via Marina di Palo fino alle dune mediterranee. Qui negli ultimi 2 anni le mareggiate hanno persino raggiunto le necropoli sotterranee riportando alla luce bacini di scheletri e pezzi di tombe a Cappuccina degli antichi romani. Gli operatori del settore confidano che presto ruspe ed operai possano entrare in azione per realizzare le scogliere. Ma Palazzo Falcone non offre garanzie nell’immediato ed è possibile che le barriere non arrivino prima dell’estate 2020.