Una delle canzoni patriottiche d’Italia.
Qualcuno l’avrebbe voluta come inno nazionale, ma De Gasperi si oppose a favore di Mameli. La Canzone del Piave, dell’autore napoletano E.A.Mario, è nota anche come la “Canzone di 24 maggio”. Scritta col timore dell’offensiva austriaca, fu propizia alle truppe italiane coinvolte nella Grande Guerra. E dopo Vittorio Veneto divenne un vero e proprio successo. É una delle più note canzoni patriottiche italiane, che celebra l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 che si unì al conflitto bellico. I primi versi della strofa iniziale sono nella memoria di tutti noi, perché fanno riferimento al fiume Piave, che attraversa il Veneto ed ha una delle due sorgenti in Friuli Venezia Giulia, luogo mitico per il contributo in termini di sangue del nostro Paese alla Grande Guerra.
Difendere la Patria oggi.
Difendere il Made in Italy dalla contraffazione; significa respingere l’Europa?
Potrebbe voler dire proteggere beni e confini dell’Italia dai predatori stranieri.
Forse difendere la patria oggi potrebbe essere anche difendersi dalle scelte degli stessi italiani di cui non si comprende sempre il fine. Come la scelta della Corte dei Conti che ha bloccato il finanziamento a Reithera,impedendo lo sviluppo di un vaccino contro il covid-19 italiano, lasciando l’Italia in balia delle case farmaceutiche estere.
La canzone
Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L’esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Tacere bisognava, e andare avanti
Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero”
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
Sommesso e triste il mormorio de l’onde
Come un singhiozzo, in quell’autunno nero
Il Piave mormorò: “Ritorna lo straniero”
Per l’orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: “Indietro va’, straniero”
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Le forche e l’armi dell’impiccatore
E tacque il Piave: “Si placaron le onde”
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri