Il bimbo ucciso dal padre: l’opinione di Bruna Colacicco
In Italia 77mila minori vittime di violenza. I dati.
La violenza sui bambini e la violenza sulle donne: due fenomeni che vanno di pari passo. E che emergono drammaticamente nella Giornata mondiale dell’Infanzia, che cade il 20 novembre, pochi giorni dopo l’omicidio del piccolo Matias, il bambino di 10 anni accoltellato a morte dal padre, nella sua abitazione di Cura di Vetralia (Viterbo).
Il delitto è maturato all’interno di un ambiente familiare, tra le mura domestiche, all’interno di una storia di maltrattamenti: le indagini dei carabinieri nell’agosto scorso avevano portato al divieto di avvicinamento per il padre.
La madre del bimbo, ancora sotto choc, ha raccontato ai carabinieri che l’ex partner l’aveva più volte minacciata di morte. “Pensavo potesse uccidere me, non il nostro bambino” ha detto. Invece Mirko ha ucciso proprio il figlio.
“In Italia sono oltre 77mila i bambini in Italia vittime di maltrattamenti secondo un recente report di Terre des Hommes e Cismai” dice Bruna Colacicco, pediatra e scrittrice, autrice del romanzo divulgativo “Eppure sono lieve” (Manni Editore), testimonianza di una vicenda reale di violenza psicologica domestica e di violenza assistita.
“La violenza sulle donne e la violenza verso i minori sono strettamente legate e coesistono – continua Bruna Colacicco – A volte sfociano in episodi estremi che assurgono tragicamente alla cronaca, come nel caso del piccolo Matias. Spesso invece in queste famiglie la violenza sui bambini lavora sottotraccia, con conseguenze gravissime”. La violenza assistita è al secondo posto nel triste elenco dei maltrattamenti nei confronti dei bambini e dei ragazzi. Si tratta di quella forma di abuso che subiscono i figli (anche nei rari casi in cui non sono essi stessi vittime dirette) assistendo quotidianamente al maltrattamento della propria madre.
“Si tratta di un’esperienza devastante per i bambini e i ragazzi. I più piccoli presentano deficit nella crescita somatica e ritardo psicomotorio, nei più grandi sono costanti danni nell’autostima, nella capacità di provare empatia, qualche volta nelle competenze intellettive. Paura costante, senso di colpa, tristezza e rabbia, causate dall’incapacità di difendere il genitore vittima, stati d’ansia e incapacità di stringere relazioni. Anche se non si giunge ad episodi estremi, come quelli di Vetralia, la vita dei bambini sono segnate per sempre. Nel processo di crescita è naturale che i figli si identifichino con i genitori. Vivendo in seno alla famiglia di un maltrattante potranno identificarsi con il genitore violento o con il maltrattato. Spesso ne assumeranno il ruolo, riproducendo nella famiglia che formeranno da adulti i meccanismi disfunzionali della famiglia di origine e perpetuando la violenza domestica e la violenza assistita attraverso le generazioni. E’ importante e necessario parlare di questo tipo di abuso che spesso accompagna o precede la violenza diretta sui minori. Bisogna imparare a riconoscerla per potere intervenire in aiuto dei bambini e dei ragazzi che sono vittime tanto quanto la madre”.
“Molte donne – aggiunge Colacicco – sopportano con troppa pazienza, o un malinteso senso del sacrificio la vicinanza e le violenze fisiche o psicologiche di un compagno maltrattante. Pensano che sia loro dovere tenere insieme la famiglia, garantire a qualunque costo la presenza di un padre ai loro figli. Niente di più sbagliato. Quando i figli sono costretti ad assistere a violenze psicologiche o fisiche in famiglia, quando devono respirare ogni giorno, nella loro stessa casa, l’aria malsana della sopraffazione e dell’abuso, allora i figli, che siano bambini o ragazzi, soffrono proprio come quando la violenza colpisce direttamente loro. È indispensabile che la madre si allontani dal partner violento e metta in salvo se stessa e il resto della famiglia”.