2 giugno 1946: le donne al voto!

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Millicent Fawcett, Femminista

Con la festa della Repubblica ricorre anche l’anniversario per le donne italiane, del “diritto di eleggere” e di “essere elette”, per la prima volta alle elezioni nazionali del 2 giugno del 1946.

di Pamela Stracci ©

In precedenza la donna era, per legge, ritenuta incapace e inferiore e pertanto doveva essere soggetta alla tutela dell’uomo in ogni ambito: non poteva gestire i propri soldi o beni, non aveva il diritto di tutela sui propri figli, non poteva essere ammessa nei pubblici uffici ma doveva solo occuparsi della casa, della prole e del marito. Tutti questi diritti, che oggi ci sembrano così scontati, sono stati frutto di una lunga e lenta battaglia che ha visto in prima linea le donne.

La lotta per il suffragio femminile in realtà era stata già intentata nel 1867 dal patriota mazziniano Salvatore Morelli che, come deputato del Regno d’Italia, aveva presentato un progetto di legge alla Camera per riconoscere alle donne i diritti previsti per gli uomini, incluso quello al voto. La proposta non trovò consensi e Morelli fu deriso in modo pesante dalla stampa satirica del tempo, ritratto in abiti femminili e appellato, in modo dispregiativo, come “il deputato delle donne”. Mazzini lo consolò e gli confermò la fiducia scrivendogli, in una lettera preveggente, che i tempi non erano maturi e che il suffragio universale sarebbe arrivato solo con la Repubblica. Intanto la nascita nel 1872 del movimento delle “Suffragette”, con attiviste come Millicent Fawcett, si espanse a macchia d’olio dal Regno Unito negli altri paesi Europei e anche in Italia si sentiva il fervore e la necessità di questo cambiamento. Molti furono i tentativi successivi di perorare la causa femminile: nel 1925 Mussolini introdusse il voto per le donne nelle elezioni amministrative, apertura che però non venne mai attuata a causa delle riforme degli anni immediatamente successivi.

E’ solo dopo la fine della seconda guerra mondiale che le donne otterranno definitivamente, il 31 gennaio del 1945, il diritto al voto firmato dal Governo provvisorio guidato da Ivanoe Bonomi che consentì le votazioni femminili alle elezioni amministrative di quasi 500 comuni italiani, il 10 marzo dell’anno successivo. Il 16 marzo 1946, quasi un anno dopo la liberazione di Roma, il governo De Gasperi sancisce il vero e proprio suffragio universale affidando inoltre ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato. Era il 2 giugno 1946 quando finalmente le donne, emozionate, vanno al voto nazionale, chiamate a scegliere tra Repubblica e Monarchia e con un ruolo ed un peso determinanti: votarono infatti 12.998.131 donne, contro 11.949.056 di uomini.  L’esito è storia!

Nella neonata Repubblica trovano ora spazio, su 556 deputati, le 21 neo elette “deputatesse”, come le chiamava la stampa di allora, dell’Assemblea Costituente: tra le più giovani ricordiamo Teresa Mattei, eletta a 25 anni, che portò come punto innovativo del suo programma, la risoluzione dei problemi delle ragazze. Nel 1951 Angela Maria Guidi Cingolani è la prima donna a ricoprire un incarico di Governo mentre Tina Anselmi sarà nominata nel 1976 Ministro, primo della storia della Repubblica. Nel 1982 Camilla Ravera è la prima donna nominata dal Presidente Pertini senatrice a vita.

Una lunga battaglia quindi ha portato l’Italia al suffragio universale e al diritto al voto delle donne