DA CENERENTOLA A PRINCIPESSA.
di Francesco Vizioli
Quel lunedì 6 ottobre del ’24, dalle 20:30 alle 22:30, da un’unica stazione trasmittente, situata nell’allora campagna dei Parioli, parte la prima diffusione radiofonica nazionale curata dall’Unione Radiofonica Italiana (URI). Brevi presentazioni, la musica classica e da ballo, un bollettino meteo e notizie dettate dalle veline dell’agenzia giornalistica Stefani (designata dal governo come unica fonte delle notizie che l’URI può trasmettere).
Questo è il palinsesto per qualche anno. Il Duce sembra non comprendere da subito il valore della radio come veicolo di propaganda, tantomeno come mezzo di penetrazione culturale, la sua predilezione per la carta stampata, ambiente da cui proviene e del quale comincia ad averne il pieno controllo, non gli consente infatti di pensare alla radio come un mezzo adatto per il proselitismo politico. Siamo agli inizi e quello sparuto pubblico composto da amatori interessati più alla novità tecnologica del radioascolto che ai programmi veri e propri, sembra non interessare il Regime.
Così quel lunedì di cento anni fa, come ho potuto constatare sfogliando diversi giornali e riviste dell’epoca, sembra non abbia avuto il giusto risalto storico, né sulla stampa già assoggettata al regime né su quella poca, ancora libera. Perché l’Agenzia Stefani non ha diffuso le sue “veline” sullo straordinario evento? Eppure, già dieci anni dopo, nel ‘34, oltre tre milioni di scolari italiani attraverso la Radiorurale hanno cominciato a conoscere la lingua italiana.
Sulle onde dell’etere era forse nata un’altra Cenerentola? Non sembra. Nel tempo onde gonfie, scure, spinte dai venti di regimi totalitari hanno sommerso i loro popoli; come altre onde impetuose ma costanti, spinte dai venti delle libertà, hanno fatto emergere altre genti. Le radio libere.
Tornando con la mente al nostro territorio di Cerveteri-Ladispoli ricordo che quasi esattamente a metà di questo secolo celebrativo, agli inizi degli anni ’70 diverse antenne di emittenti radiofoniche sono sorte sui nostri palazzi, per non sbagliarmi sui nomi e sul loro impegno ne cito una a caso “radio di Nonna Gina”, radio di comunità; poi vennero le antenne delle emittenti televisive, il web, i social ed ancora.
Oggi quella Cenerentola, nata cento anni fa in una stanzetta della campagna romana, la celebriamo con gli onori di una Principessa, sia che essa vesta da vetusto apparecchio radio, da televisore o da smartphone; sempre e comunque la vediamo volteggiare sulle “onde”. A noi che cavalchiamo quasi ogni momento del giorno sulle stesse onde, sulle stesse barche, penso che la Storia abbia insegnato a non essere solo rematori di pensieri unici, ma anche timonieri del proprio pensiero positivo.