Nel territorio opera “Vento Solidale”, associazione impegnata a finanziare progetti in Italia e nel mondo che hanno come obiettivo l’eliminazione dell’indigenzadi Giovanni Zucconi
“Ma perché non li aiutiamo a casa loro?”. Sono molte le persone che oppongono questa possibilità al crescente flusso migratorio proveniente dalle regioni povere dell’Africa. Sicuramente si tratterebbe della soluzione migliore, perché nessuno vuole lasciare la propria casa e la propria terra, se non vi è costretto da un’estrema necessità. Ma non è la soluzione più semplice. Per attuarla è necessario investire, in modo corretto, risorse e progetti nei paesi e nei territori che ne hanno più bisogno. E questo presuppone una conoscenza capillare delle aree più disagiate, e che ci siano organizzazioni “oneste” in grado di operare sul posto per attuare i necessari progetti. E’ indispensabile una conoscenza capillare dei territori, perché si devono portare gli aiuti esattamente lì dove c’è più bisogno, in modo mirato e sufficiente. Noi spesso abbiamo una concezione distorta di cosa significhi essere indigenti. Non significa non riuscire a pagare le bollette a fine mese. Significa non riuscire a mangiare a sufficienza per tutti i giorni di quel mese. Significa non avere mai acqua a sufficienza per bere, in quel mese. Significa morire per malattie facilmente curabili nei nostri ospedali. Aiutarli a casa loro significa eliminare queste condizioni di estremo disagio. “…ma loro sono in tanti… “, può obiettare qualcuno. Ma anche noi siamo tanti, e basterebbe una piccola donazione da ognuno di noi per cambiare la vita a centinaia di migliaia di persone. L’importante, ne sono consapevole, è trovare qualcuno, “capace” ed “onesto”, che sia in grado di trasformare queste nostre donazioni in progetti seri ed efficaci. Troppo spesso abbiamo avuto notizie di organizzazioni che, nel migliore dei casi, spendevano i soldi raccolti in attività che non erano esattamente quelle che avevamo in mente quando abbiamo messo mano al portafoglio. E’ notorio inoltre che, per motivi organizzativi, un buon 40% delle donazioni, viene impiegato per far funzionare la macchina della solidarietà: uffici, stipendi, mezzi di trasporto, trasferte all’estero, e tanto altro… Spese che sono naturalmente necessarie per poter spendere correttamente il restante 60%, ma che ci può fare storcere il naso quando ne veniamo a conoscenza. Ma a Cerveteri c’è una nuova associazione, che ha come obiettivo la lotta all’indigenza in Italia e nel mondo, che rivoluziona completamente questo approccio: il 100% di quello che riceve come donazione, va ai poveri che sostiene. Si chiama “Vento Solidale onlus”, e opera, per statuto, per finanziare progetti, in Italia e nel mondo, che hanno come obiettivo l’eliminazione dell’indigenza in un determinato territorio o gruppo sociale. Ho avuto l’onore e il piacere di conoscere il fondatore di questa associazione, Claudio Bragaglia, un Generale dei Lancieri di Montebello in pensione. Bragaglia è un uomo riservato, che non vuole apparire, ma ci ha lo stesso concesso un intervista per farci conoscere meglio la sua associazione. Spero di riuscire, in questo articolo, a rappresentare bene tutte le novità e le qualità dell’Associazione “Vento Solidale”, e di convincere il maggior numero di persone a partecipare attivamente ai loro lodevoli progetti.
Signor Bragaglia, ci parli un po’ della sua associazione “Vento Solidale”, e del perché i nostri lettori dovrebbero fidarsi a partecipare, con le loro donazioni, a vostri progetti
“La nostra è una piccola associazione, che naturalmente ha una limitata capacità di intervento. Ma, da subito, abbiamo fatto una scelta che ci distingue da tutte le altre associazioni che operano nel campo della solidarietà: nessuna nostra spesa grava sul nostro bilancio. Tutte le donazioni, fino all’ultimo centesimo, vanno a finire dove sono destinate”
E come fate a non avere spese?
“Semplice. Tutto quello che ci serve viene fornito gratuitamente da noi soci. Naturalmente facciamo solo quello che riusciamo a fare con questo principio, ma non ci lamentiamo. Ognuno di noi mette quello che serve e, per la comunicazione, ci rivolgiamo a canali gratuiti. Non è facile, ma in questo modo il 100% di quello che raccogliamo va nei nostri progetti”
Quale è, in questo momento, il vostro progetto più importante?
“Stiamo lavorando per garantire la sussistenza alimentare ad un piccolo villaggio dell’Uganda. Si chiama Kakiri, e si trova a 30 Km a nord della capitale Kampala. E’ un villaggio che vive di agricoltura, ma questa è ad un livello assolutamente primitivo. Li ci sono ancora delle case fatte con il fango seccato. Allevano anche piccoli animali, tipo le galline. Ma le loro tecniche agricole sono assolutamente rudimentali. Consideri che utilizzano strumenti, come l’aratro, che noi non utilizzavamo neanche 100 anni fa. In queste condizioni è evidente che è difficile poi sfamare tutti.”
Almeno hanno l’acqua per irrigare?
“Veramente, fino a quando non abbiamo costruito un pozzo noi, non avevano nemmeno l’acqua da bere. La dovevano andare a prendere a km di distanza, o farsele portare con le autobotti. Figuriamoci se loro possono irrigare i campi o gli orti.”
Avete costruito un pozzo a Kakiri?
“Si, con una grossa donazione, abbiamo costruito a Kakiri un pozzo per l’acqua potabile. Adesso è il loro tesoro, più protetto di un caveau di una banca.
Come vi siete mossi per costruire un pozzo in un posto così lontano?
“Abbiamo come referente in Italia Padre Roland Kigozi, della Parrocchia di Santa Maria Maggiore. In Uganda abbiamo come referente un religioso collegato ad una ONG locale. Sono loro il braccio operativo per nostri progetti”
E come avete controllato che tutto procedesse regolarmente, e che i soldi fossero ben spesi?
“Abbiamo preteso ricevute per ogni centesimo speso e foto per ogni lavoro effettuato. Sulla completa documentazione, in ogni progetto, siamo tassativi, e non tolleriamo nessuna deroga.”
Mi diceva che dopo i pozzi avete elaborato un altro progetto per Kakiri
“Si. Stiamo raccogliendo i soldi necessari per acquistare un trattore da donare al villaggio. Così finalmente potranno coltivare la terra con mezzi e attrezzature moderne, e potranno aumentare la loro produzione alimentare.”
Un trattore per Kakiri….
“Si. Ci siamo già fatti fare il preventivo dopo aver scelto il trattore e tutta l’attrezzatura completa. Non vediamo l’ora di consegnarlo.”
Speriamo che Cerveteri e Ladispoli raccolgano l’appello e che riceviate molte donazioni
“Noi vogliamo mandare un messaggio preciso. Non è che la donazione deve essere necessariamente una grossa cifra. Immaginiamo di avere un amico in Uganda, a Kakiri. Siamo sotto Natale. Lui è in una situazione di disagio. Per sollevargli il morale gli mandiamo una bottiglia di spumante e un panettone. Noi questo chiediamo. Il corrispettivo di uno spumante e un panettone, per poter donare un trattore e un futuro più tranquillo agli abitanti di Kakiri.”
Come si possono fare queste donazione?
“Attualmente è possibile farla con un semplice bonifico bancario intestato all’Associazione “Vento Solidale – Onlus” con la causale: “Erogazione liberale – progetto Kakiri”. L’IBAN è: “IT 32 J 0832739030000000010327. Per maggiori informazioni si può vedere la nostra pagina Facebook “Associazione “Vento Solidale-Onlus”, o la nostra pagina WEB: www.ventosolidaleonlus.altervista.org”
Avete progetti anche per l’Italia?
“Naturalmente non possiamo non tenere conto della situazione in Italia, e a Cerveteri in particolare. Noi diamo sempre anche un contributo in Italia. Abbiamo creato il progetto “Progetto Sostegno Italiano” che, con un piccolo investimento, sostiene qualsiasi progetto fatto in Italia, possibilmente in zona, che realizzi un aiuto concreto a favore degli indigenti. Quest’anno abbiamo finanziato un’Associazione di Roma, che tutte le sere porta un pasto caldo ai poveri che si presentano vicino alla Stazione Ostiense. Lei non immagina quanti sono gli Italiani che fanno la fila per un piatto di pasta. Per il 2018 cercheremo di valutare un altro progetto, magari a Cerveteri.”