112,3 milioni di elettori, quattro candidati, una percentuale d’affluenza attesa del 70 per cento a fronte di quella del 67,5 registrata nel 2018. Questi alcuni numeri delle presidenziali nella Federazione Russa, le prime dopo l’avvio nel 2022 dell’”operazione speciale in Ucraina”.
Si vota per tre giorni, dal 15 al 17 marzo, nello sconfinato territorio russo che abbraccia due continenti. Le regioni più lontane hanno già espresso il loro voto. Si vota anche all’estero. I cittadini russi in Italia potranno votare presso l’ambasciata russa. Una vigilia segnata dagli ultimi scampoli di campagna elettorale.
Su Russia24 l’emittente all news sono andati in onda in questi giorni, assieme all’invito a recarsi alle urne, gli spot elettorali dei tre sfidanti di Vladimir Putin. Il più giovane è Vladislav A. Davankov, classe 1984 è candidato per il partito “nuovo popolo”. E’ attuale deputato della Duma nazionale, è stato sindaco di Mosca, fa parte della Commissione Bilancio e Imposte. Si presenta come retaggio della Russia che fu, con tanto di falce martello nel simbolo, il più anziano dei candidati in lizza. Nikolay M. Kharitonov, 75 anni, scende in campo per il KPRF siede nella attuale Duma ed è membro della commissione per l’estremo oriente e l’Artico. Altro sfidante di Putin è infine Leonid E. Slutsky, classe 1968, è capogruppo del Liberal Democratic Party of Russia alla Duma e membro della Commissione Affari Internazionali. Un poker di candidati tutti aventi base a Mosca la megalopoli da 13 milioni di abitanti. Per la prima volta si mette in pratica in queste consultazioni elettorali anche il voto elettronico tramite un’app attraverso la quale si possono richiedere certificati, effettuare pagamenti, etc. Una sorta di IoApp italiana. Ma il grosso dell’elettorato, dal Mar Nero alla Siberia, da San Pietroburgo a Vladivostok si recherà ai seggi per esprimere il proprio voto. I risultati definitivi delle elezioni in Russia sono attesi per le prime ore del 18 marzo. La rielezione di Putin, secondo i pronostici, appare scontata. Al voto andranno anche i neodiciottenni, la generazione, che in Occidente è stata definita come la cosiddetta Generazione Putin, nel senso che questi ragazzi sono nati e cresciuti sotto i governi, ad eccezione del periodo tra il 2008 e il 2012, della presidenza dell’uomo che emerse nel periodo difficile di Boris Eltsin. Chiama alle urne, dalla Germania, anche la vedova Navalny che sollecita un voto contro l’attuale presidenza.
A “osservare” il voto non ci saranno rappresentanti dell’Osce. Saranno presenti tuttavia, come già in altre occasioni elettorali e referendarie, persone provenienti da tutto il mondo (Siria, Ghana, Sudafrica, Slovacchia, Italia, Botswana, India, Camerun, Serbia, Spagna) su invito della Camera Civica della Federazione Russa.
Potranno fare domande ai componenti dei seggi, agli elettori, visionare schede e materiale elettorale. Si tratta di decine di esperti elettorali che in modo indipendente potranno rendersi conto dal vivo della validità e della correttezza delle operazioni di voto. Gli analisti commentano che per Putin, dato per favorito, sarà una sorta di plebiscito, un appoggio all’operazione militare che, per assurdo, vista dal territorio russo, più che aver indebolito la sua leadership sembra averlo rafforzato inducendo anche frange dell’opposizione a schierarsi a suo favore. La pressione della Nato si è rilevata un catalizzatore per il rafforzamento della figura di un uomo che finora è riuscito a tenere unita una Federazione dalle molte etnie e dalle molte minoranze.